Storia, origini del culto

Santa Muerte - Storia, origini del culto

Dalle radici precolombiane ai giorni nostri: il cammino silenzioso della Signora della Morte

Se oggi la Santa Muerte campeggia sugli altari improvvisati delle città messicane e bussa, scheletrica e paziente, alle porte della spiritualità contemporanea, è solo perché il suo viaggio attraverso la storia è stato lungo, tortuoso e, a tratti, invisibile. Un viaggio che inizia ben prima della colonizzazione spagnola, affondando le radici in quel mondo antico dove vita e morte danzavano senza mai separarsi davvero.

Nelle culture precolombiane, il culto della morte non era né aberrante né marginale: era parte integrante della visione cosmica. I Mexica — che noi chiamiamo Aztechi — veneravano Mictlantecuhtli, signore del Mictlan, il regno dei morti. Rappresentato come uno scheletro o una figura mostruosa coperta di ossa, Mictlantecuhtli non era malvagio: era custode e giudice, tanto temuto quanto rispettato. Accanto a lui, regnava la sua sposa, Mictecacihuatl, la “Signora della Morte”, protettrice delle anime e delle feste dei morti, antesignana spettrale della nostra Santa Muerte.

Con l’arrivo degli spagnoli e l’imposizione del cattolicesimo, il culto della morte subì una trasfigurazione: non fu cancellato, ma travestito. I riti vennero cristianizzati, le divinità demonizzate, eppure — come semi piantati in una terra ostile — gli antichi simboli continuarono a germogliare sotto la superficie della fede ufficiale. Fu così che la morte, anziché scomparire, trovò nuove maschere: quella della Vergine Addolorata, dei Santi del Dolore, delle Anime del Purgatorio.

Ma Santa Muerte, in quanto figura autonoma, iniziò a farsi riconoscere molto più tardi, probabilmente tra il XVIII e il XIX secolo, in modo clandestino e marginale. Testimonianze popolari raccontano di contadini che, disperati, costruivano piccoli altari a una figura scheletrica per chiedere giustizia, protezione, vendetta. In una società coloniale rigidamente stratificata, la Santa Muerte divenne la patrona dei diseredati, degli invisibili, degli inascoltati.

Per gran parte del XX secolo, il culto rimase confinato nei margini: praticato di nascosto, trasmesso oralmente, misto a superstizioni, leggende e brujería. Era una religione degli “ultimi”, ignorata dai grandi poteri e bollata come superstizione o addirittura come “stregoneria nera”. Le statue della Santa, spesso artigianali e rozze, venivano custodite in stanze chiuse o coperte con panni scuri, visibili solo agli iniziati o agli amici fidati.

È solo dagli anni ’90 che il culto della Santa Muerte conosce una crescita esplosiva, grazie anche alla drammatica situazione sociale del Messico. La crisi economica, l’escalation della violenza legata ai cartelli della droga, l’aumento della corruzione istituzionale, tutto ha contribuito a rendere la Santa una presenza rassicurante, persino necessaria. Chi non trovava giustizia nei tribunali umani la cercava nei silenzi della Señora.

Contrariamente a quanto spesso si racconta nei media più sensazionalistici, il culto non è nato nelle carceri né tra i narcos: si è diffuso in ogni strato della società. La Santa Muerte protegge poliziotti tanto quanto delinquenti, madri di famiglia come camionisti, studenti come vecchi brujos di provincia. In un certo senso, la sua forza risiede proprio nella sua natura egualitaria e indiscriminata: la morte, dopotutto, non fa curriculum.

Il primo santuario pubblico dedicato ufficialmente alla Santa Muerte è stato aperto nel 2001 a Tepito, quartiere popolare di Città del Messico, grazie all’opera instancabile di Enriqueta Romero, affettuosamente detta Doña Queta. La sua iniziativa, accolta con diffidenza dalle autorità religiose e civili, ha avuto un effetto valanga: oggi, santuari, altari e processioni in suo onore sono presenti in tutto il Messico, negli Stati Uniti, in America Centrale, e si moltiplicano perfino in Europa.

In breve, quello che era nato come un sussurro tra le rovine di un impero caduto è diventato un grido che risuona nelle metropoli globali. Santa Muerte ha compiuto il suo viaggio dalle viscere del Mictlan ai marciapiedi delle città moderne, senza perdere la sua essenza. Sempre uguale a se stessa: paziente, terribile, misericordiosa.

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