Il giorno dei morti

Il giorno dei morti

Quando il confine tra vivi e morti si dissolve e la Santa Muerte guida il cammino

Nelle prime ore del 1° novembre, il Messico intero si trasforma. Le strade si riempiono di fiori dai colori incandescenti, i mercati odorano di pane dolce e copal, e le case si illuminano di candele tremolanti disposte su altari carichi di memoria. È il Día de Muertos, il Giorno dei Morti: non un funerale collettivo, ma una festa straordinaria, dolceamara, in cui i vivi si preparano a ricevere la visita dei loro defunti. E per chi venera la Santa Muerte, questo giorno non è solo una ricorrenza: è il culmine di un dialogo perenne con l’Oltremondo, il momento in cui il velo tra i mondi si assottiglia fino quasi a svanire.

Per comprendere appieno il significato di questa festa bisogna abbandonare la visione occidentale della morte come negazione della vita. Qui, la morte è una presenza costante, amica e maestra, e il Día de Muertos è il tempo sacro in cui i morti vengono non solo ricordati, ma accolti, nutriti, onorati come ospiti d’onore. Non è un addio: è un arrivederci. Un incontro, breve ma intenso, tra chi è rimasto e chi ha già varcato la soglia.

Il culto della Santa Muerte si inserisce perfettamente in questa tradizione antica, anzi, la amplifica. Per i suoi devoti, la Santa non rappresenta solo la morte personale, ma anche la custode delle anime, la regina di questo giorno di confine. È lei che accompagna i defunti nel loro viaggio, è lei che li guida indietro, lungo i sentieri invisibili tracciati dalla fede e dal profumo dei fiori d’arancio.

Nei giorni che precedono il 1° novembre, i devoti allestiscono altari ancora più ricchi del solito. Si moltiplicano i teschi decorati, le statue della Santa vestite a festa, gli archi di calendule arancioni che, si dice, servono a guidare le anime con il loro colore vivido e il loro profumo intenso. Ogni dettaglio ha un significato preciso: il copal bruciato purifica l’ambiente, le fotografie dei defunti evocano la loro presenza, il pane dei morti (pan de muerto) offre nutrimento spirituale, l’acqua disseta le anime dopo il lungo viaggio.

Non mancano mai offerte di cibi preferiti dai defunti: mole, tamales, frutta, dolci tradizionali. In alcune case si lascia persino una bottiglia di tequila o di mezcal accanto all’altare, insieme a sigarette accese, simbolo di convivialità eterna. È una festa per loro e con loro, dove la memoria si fa presenza viva e la nostalgia si trasforma in celebrazione.

Il giorno culminante, il 2 novembre, vede migliaia di devoti recarsi nei cimiteri per visitare le tombe. Anche chi venera la Santa Muerte partecipa a questi pellegrinaggi, portando candele, fiori, musica. Non è raro vedere piccoli altari mobili dedicati alla Santa accanto alle tombe, segno che la Signora è invocata non solo come mediatrice con i defunti, ma anche come garante della protezione eterna delle anime amate.

A Tepito, l’altare di alfareria diventa il centro di una delle celebrazioni più intense. Si organizzano veglie notturne, preghiere collettive, processioni con candele e fiori. Alcuni devoti indossano mantelli neri o bianchi, a seconda dell’intenzione della loro preghiera: protezione, gratitudine, memoria. Le statue della Santa vengono adornate con abiti nuovi, veli colorati, corone di fiori. È il momento più solenne e più gioioso dell’anno, il punto di incontro tra la solennità della morte e l’esuberanza della vita che continua.

Una delle peculiarità della celebrazione legata alla Santa Muerte è la centralità della reciprocità. I devoti non si limitano a chiedere, ma ringraziano attivamente. Non c’è tristezza sterile: c’è gratitudine. Per il tempo condiviso con i defunti, per i segni ricevuti durante l’anno, per la protezione offerta. La morte non è l’antagonista della vita, ma il suo specchio. E la Santa insegna a guardarsi in quello specchio senza paura.

Molti fedeli raccontano di esperienze mistiche vissute durante il Día de Muertos: sogni vividi, apparizioni, sensazioni intense di presenza. Non è raro che in quei giorni le richieste più urgenti vengano esaudite, o che le risposte tanto attese si manifestino attraverso segni inequivocabili. La Santa, in quei giorni, cammina più vicina ai suoi figli, e i figli la riconoscono nel vento, nel profumo dei fiori, nella fiamma instabile delle candele.

A livello simbolico, il Día de Muertos è anche un’occasione per rinnovare i patti. Molti devoti approfittano di questo tempo per ringraziare formalmente la Santa, per rinnovare le promesse fatte, per fare nuove offerte. È un momento di bilancio spirituale, un “capodanno sacro” in cui si chiude un ciclo e se ne apre un altro, sotto la benedizione silenziosa della Señora.

In definitiva, il Giorno dei Morti non è un funerale, non è una rievocazione malinconica, non è una festa dei fantasmi. È un atto di amore supremo verso la vita, che trova nella morte la sua alleata più fedele. E la Santa Muerte, vestita a festa, con la sua falce lucente e il suo sorriso scheletrico, è la madrina di questo incontro. Colei che tiene aperta la porta, che veglia sulle anime, che insegna — a chi sa ascoltare — che morire non è finire. È solo cambiare casa.

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