Simboli dei morti
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Simboli dei morti: iconografia funebre ed esoterica tra arte, visioni e aldilà
Un itinerario tra le forme della memoria e dell’oltre: clessidre alate, farfalle notturne, ex voto, apparizioni e segni tracciati dai morti per chi sa decifrare.
L’universo dei morti non tace: parla. Sussurra, mostra, disegna segni sulla pietra e sulla carne del mondo. L’iconografia funebre ed esoterica è un alfabeto antico e ininterrotto, fatto di simboli, metafore e figure che — lungi dall’essere meri ornamenti funerari — fungono da veri e propri strumenti di comunicazione con l’aldilà. Si tratta di un linguaggio stratificato, che affonda le radici nella ritualità arcaica e si sviluppa lungo le trame del sacro, dell’arte, del folklore e dell’occultismo. È il linguaggio dei morti, ma scritto per i vivi.
Tutti i popoli, senza eccezione, hanno concepito il momento della morte come un passaggio — non un annullamento — e, pertanto, hanno sentito il bisogno di accompagnare, proteggere, evocare, onorare. Così nascono i simboli: non come decorazioni, ma come sigilli magici, parole silenziose capaci di agire. La lapide diventa un portale, il sepolcro un teatro sacro. Ogni immagine, un indizio.
La clessidra, ad esempio, onnipresente nei cimiteri sette-ottocenteschi, è tutt’altro che un banale memento mori. Quando vi si aggiungono le ali, si trasforma nel simbolo di un tempo che vola, di un’anima che si stacca dal peso cronologico e si libra nel kairos — il tempo dell’eternità. Un doppio registro, cronologico ed escatologico, che segnala non solo la fine, ma anche il transito. La morte, nel suo senso esoterico, è sempre metamorfosi.
La farfalla, meno comune ma ricca di risonanze misteriche, proviene direttamente dall’antichità classica: per i Greci, psyché significava sia anima che farfalla. E non a caso. Creatura della notte e della metamorfosi, la farfalla emerge dal bozzolo come l’anima si svincola dalla carne. In alcune rappresentazioni tardo-romane, la si vede uscire dalla bocca dei morenti. La sua delicatezza non inganni: è uno dei più potenti simboli della sopravvivenza spirituale.
C’è poi la falce, strumento del mietitore e simbolo archetipico legato al ciclo vita-morte-rinascita. L’uso della falce non nasce con la Morte personificata, ma con le dee della fertilità: falce era quella di Demetra, come quella della Grande Madre nera. È il falcetto lunare della Sibilla, il ferro della separazione. Quando la si ritrova incisa nelle pietre tombali, segnala un potere di recisione: taglia il cordone tra questo mondo e l’altro.
Tra i simboli che più frequentemente si intrecciano al tema del passaggio c’è la lanterna. Ma non è solo la fiaccola funebre dell’antica Roma. La lanterna, nell’iconografia esoterica, è anche la luce dell’Iniziato, la fiamma che guida nelle tenebre. È quella che tiene accesa l’Eremita dei Tarocchi, figura che cammina in solitudine tra i mondi. Si ritrova in tombe massoniche, in cappelle gotiche, nei racconti di apparizioni dove la luce non ha fonte terrena.
E parlando di apparizioni, non si può trascurare il fitto reticolo di segni che, al di là dell’iconografia ufficiale, emerge dalla tradizione orale e dal vissuto popolare: le anime dei morti che si manifestano attraverso piccoli disturbi quotidiani, oggetti che si spostano, fotografie che cadono sempre dallo stesso lato, sogni ricorrenti. Spettri familiari che tornano non per spaventare, ma per comunicare. In molte culture — dalla Sicilia ai Carpazi — esistono vere e proprie “liturgie private” per riconoscere e interpretare questi messaggi.
Gli ex voto, poi, costituiscono una sezione a parte di questo universo simbolico. Offerti per grazia ricevuta o per protezione dai morti, assumono le forme più disparate: cuori d’argento, occhi scolpiti, arti miniaturizzati. Spesso appesi nei pressi delle tombe, sono un linguaggio parallelo, un contrappunto devoto e magico al culto ufficiale. Nell’esoterismo cristiano popolare, gli ex voto sono talismani dialogici: domande visive in attesa di risposte invisibili.
Altri simboli ricorrono ossessivamente nei cimiteri: il teschio con le ossa incrociate, la colonna spezzata, la corona d’alloro, il serpente che si morde la coda. Tutti segnano il tempo spezzato, la vittoria sulla morte, l’eterno ritorno. La colonna spezzata, in particolare, è un’immagine massonica dal doppio senso: simbolo della giovinezza recisa, ma anche di un’opera incompiuta, che attende il compimento altrove.
Non meno eloquente è il linguaggio degli alberi. Il cipresso, austero e verticale, è l’albero sacro ai morti per eccellenza. Piantato accanto ai sepolcri non solo per la sua longevità e resistenza, ma anche per la sua forma: verticale, sempreverde, simile a una fiamma. Come se indicasse, con un dito sottile, la via del ritorno al cielo.
E l’arte sacra, quella scolpita, dipinta o affrescata, è un infinito catalogo di presenze e ammonimenti. Angeli che custodiscono soglie, occhi divini che scrutano l’anima, stelle a otto punte che indicano la rinascita. A volte basta uno sguardo attento su una tomba monumentale per comprendere più cose sull’escatologia che leggendo un trattato di teologia.
Perché i simboli dei morti non parlano solo del passato. Parlano del nostro rapporto con l’invisibile. Ci ricordano che la morte non è un’assenza, ma una presenza altra, che si fa viva proprio attraverso questi segni. Ogni cimitero è un libro aperto per chi sa leggerlo. E non è detto che chi scrive sia sempre tra i vivi.
Bibliografia essenziale
1. Gian Marco Vidor – Dizionario dei simboli funerari
Un’opera fondamentale per comprendere la ricca simbologia presente nei cimiteri italiani, con particolare attenzione alla Certosa di Bologna.
2. Paolo Portoghesi – La Certosa di Bologna: architettura e simboli
Analisi approfondita dell’architettura e della simbologia della Certosa di Bologna, uno dei cimiteri monumentali più importanti d’Italia.
3. Jean Delumeau – La paura in Occidente: Secoli XIV–XVIII
Esplora il rapporto tra la paura della morte e le rappresentazioni simboliche nell’arte e nella cultura occidentale.
4. James George Frazer – Il ramo d’oro
Un classico dello studio del folklore e della religione, utile per comprendere le origini di molti simboli esoterici.
5. Carl Gustav Jung – Simboli della trasformazione
Analisi psicologica dei simboli, con particolare attenzione a quelli legati alla morte e alla rinascita.
6. Mircea Eliade – Il sacro e il profano
Esamina la distinzione tra sacro e profano, offrendo spunti sulla simbologia legata ai riti funebri.
7. Rudolf Steiner – La scienza occulta
Approfondisce la visione esoterica della morte e dell’aldilà, con riferimenti simbolici e spirituali.
8. René Guénon – Il simbolismo della croce
Analisi dettagliata del simbolo della croce, centrale in molte tradizioni esoteriche e religiose.
9. Julius Evola – La tradizione ermetica
Esplora la tradizione ermetica e i suoi simboli, con riferimenti alla morte e alla trasformazione spirituale.
10. Sebastiano Fusco – Il libro dei simboli
Una guida completa ai simboli esoterici, con approfondimenti sul loro significato e utilizzo.